Ad oggi, la comunità scientifica nel campo della neurobiologia mostra una tendenza verso il determinismo, mettendo in discussione il concetto tradizionale di libero arbitrio. Diversi studi e ricercatori suggeriscono che il comportamento umano è fortemente influenzato da fattori biologici e ambientali, riducendo significativamente lo spazio per il libero arbitrio inteso in senso classico.
Robert Sapolsky, un noto neuroscienziato, sostiene che le nostre azioni sono predeterminate da una combinazione di fattori genetici e ambientali, e che il libero arbitrio è un’illusione. Egli argomenta che i cambiamenti nel comportamento che spesso interpretiamo come frutto di una scelta personale sono in realtà risposte a stimoli esterni e esperienze passate.
Esistono posizioni che includono l’ipotesi di variabili causali, che però non risolvono il problema, anzi lo complicano.
Forse, il libero arbitrio, come comunemente inteso, non esiste, ma in un certo senso (ancora, forse, l’unico sensato) possiamo dirci ugualmente liberi. Il concetto di libertà, oggettivamente, è la possibilità di non avere vincoli che impediscano di attuare la nostra volontà. In realtà ciò che realmente cambia è che semplicemente si dà un senso razionale al concetto di “volontà”, altrimenti destinato a rimanere semplicemente un concetto filosofico e non concreto dal punto di vista scientifico.
La volontà in quanto pulsione determinata che è generata da me, dall’ “io”, che siamo noi.
Nessuno “sceglie di volere”, e non avrebbe nemmeno senso asserirlo!
Chi crede al comune senso del libero arbitrio, di solito parlano di “scelta”, ma non sanno a loro volta definirla, se non con definizioni che si supportano vicendevolmente e che alla fine fanno riferimento ad un concetto evanescente. La scelta non è che l’attuazione della volontà. La questione del “dove collocare la volontà” è meramente scientifica!
Tralasciamo posizioni teologiche o filosofie non razionali.
Nel momento in cui invece diamo un senso alla volontà, spiegando che appunto è determinata dagli stati di se stesso, che determinano il nostro io, quella volontà ci appartiene.
Dunque, siamo noi a volere certe cose ed eventualmente ad attuare la nostra volontà, se ne siamo liberi (perché talvolta qualcosa di esterno ce lo può impedire). In tal senso il concetto di libero arbitrio può essere semplicemente ridefinito.
È la libertà di agire!
Inoltre è fortemente importante preservare la razionalità e la coerenza di ciò che si dice.
Nel momento in cui si rinuncia a questo ragionamento restano indefiniti ed evanescenti multi concetti ed esternalizzarla non risolve!
Una ultima nota spesso deriva dalla questione sul fatto che in assenza di libero arbitro qualcuno dice dovrebbe venire a mancare la capacità di ragionare per poter determinare che appunto manchi il libero arbitrio. Questo è semplicemente una conseguenza della definizione del ragionamento e del pensiero internamente alla concezione che comprende il libero arbitrio. Non c’è un motivo per ritenere il ragionamento basato è definito con il comune concetto di libero arbitrio migliore o peggiore. Il motivo può emergere soltanto da una assunzione arbitraria (a priori), che può essere tranquillamente negata. Quindi è un falso problema: rigirabile anche con la definizione comune con le dovute assunzioni.
Riporto qui il link all’articolo dell’Università di Chicago
University of Chicago – Robert Sapolsky on Free Will: