Il 25 dicembre. Una data che, nel calendario occidentale, rappresenta la nascita di Gesù Cristo per milioni di persone. Ma perché proprio questo giorno? Non è un mistero che non ci siano modi razionali, storici o scientifici per accreditare questa come la reale data di nascita di Gesù. Sappiamo, anzi, che molto probabilmente non è così. Tuttavia, dietro questa scelta si celano teorie affascinanti e contraddittorie che vale la pena esplorare.
La teoria del Sole Invitto
Per anni, da ateo e razionalista, ho dato credito alla teoria storica più diffusa: il 25 dicembre sarebbe stato scelto per sovrapporre la celebrazione cristiana a quella pagana del Sol Invictus, il Sole Invitto, istituita dall’imperatore Aureliano nel 274 d.C. Questa teoria è affascinante: prendere una festa pagana già radicata nel calendario per facilitarne la conversione al cristianesimo suona come un abile mossa strategica.
Eppure, approfondendo, ci si rende conto che non è così scontato. È vero che il Sol Invictus veniva celebrato proprio il 25 dicembre, ma l’evidenza storica non dimostra con certezza che il Natale cristiano sia stato ideato per sostituire tale ricorrenza. La coincidenza potrebbe essere stata casuale o, meglio, il frutto di uno stratificarsi di simbolismi comuni a molte culture antiche. Inoltre, la festa del Sole Invitto fu istituita in un periodo relativamente tardo (274 d.C.), quando il cristianesimo era già in crescita come movimento religioso. Non si può quindi escludere che l’influenza culturale sia avvenuta in senso inverso: il Sole Invitto potrebbe essere stato una risposta pagana alla crescente diffusione del Cristianesimo. In aggiunta, alcune fonti suggeriscono che la celebrazione del Natale fosse già in uso prima del decreto di Aureliano.
Calcoli astronomici e simbolismi
C’è un’altra teoria, meno nota ma altrettanto intrigante, che collega la scelta del 25 dicembre a calcoli astronomici e simbolismi legati agli equinozi e ai solstizi. Secondo questa interpretazione, il 25 marzo — data tradizionalmente associata all’Annunciazione (quando l’angelo Gabriele annuncia a Maria il concepimento) — veniva considerato simbolicamente perfetto per coincidere con l’equinozio di primavera. Da questa data, aggiungendo nove mesi di gravidanza, si arriva al 25 dicembre, periodo del solstizio d’inverno.
Questa teoria trova le sue radici negli scritti del primo cristianesimo, in particolare nell’opera “De Pascha Computus” attribuita a Ippolito di Roma, che nel III secolo aveva già calcolato la nascita di Gesù al 25 dicembre. L’idea venne ulteriormente sviluppata in ambito teologico, con un forte legame simbolico tra il solstizio d’inverno, momento in cui il sole “rinasce”, e la nascita di Cristo, visto come la “luce del mondo”.
Questo approccio è sostenuto da alcuni studiosi contemporanei, come Thomas J. Talley, che nel suo lavoro “The Origins of the Liturgical Year” spiega come i calcoli astronomici e il simbolismo cosmico fossero profondamente radicati nella cultura cristiana primitiva. La teoria è oggi considerata plausibile in alcuni ambiti accademici, anche se non universalmente accettata.
E qui il cerchio si chiude: la nascita di Gesù viene associata alla rinascita della luce, in un momento dell’anno in cui il sole inizia lentamente a risalire nel cielo. Una metafora potente che lega la figura di Cristo alla speranza e alla rinascita.
Ma chi ha ragione?
A dire il vero, nessuno può affermare con certezza il perché il 25 dicembre sia stato scelto per celebrare la nascita di Gesù. Le due teorie — la coincidenza con il Sol Invictus e il calcolo astronomico — non si escludono a vicenda. La prima potrebbe spiegare la scelta politica di stabilire la data in un momento strategico, mentre la seconda rappresenta un tentativo di armonizzare simboli e credenze per rafforzare il messaggio teologico.
Così possiamo trovare degli storici come Barbero che avvalora l’idea del Sole Invictus, ma anche storici validi che ritengono l’analisi superficiale. E potrebbero avere entrambi ragione, o torto entrambi ed emergere un’altra teoria.
Al momento però pare che il tentativo di armonizzare simboli e credenze per rafforzare il messaggio teologico sia più supportabile. La teora del sole invitto è molto intuitiva e questo rafforza invece la tendenza a crederci. Non la sto escludendo ma quando non si hanno dati sufficienti si può tener conto solo di tale insufficienza.
Non sto smentendo la teoria del sole invitto. Sto dicendo che, contrariamente a quanto io stesso per anni ho creduto, non è così scontata.
Magari (e questo lo credo più plausibile) le due cose hanno contribuito e si sono influenzate e non è da escludersi qualche altra influenza.
L’unica cosa (non dico falsa ma davvero scarsamente supportabile) è la nascita effettiva al 25 dicembre di Gesù.
La questione del discredito
Spesso questa data è dibattuta internamente al discorso tra atei e credenti anche per via del fatto che é una festività molto sentita, che si sia credenti o meno.
E’ ormai una istituzione. E non è da sminuire che sussista un problema relazionale nelle discussioni su temi religiosi tra atei e credenti (ma anche tra credenti e credenti).
E le feste sono elementi unitivi che possono essere oggetto di piacere ed arma di esclusione.
Da qui il tentativo da un lato di isolare l’ateo, per farlo sentire escluso, dall’altro il tentativo di discreditare la festa agli occhi del credente, per fargli danno.
Infantilismi, io direi.
Una festa, se vissuta con i propri valori, non è mai motivo di esclusione o delusione.
Ed è indiscusso che il Natale oggi sia al contempo sia una festa religiosa che pura goliardia.
Il tentativo di danneggiarsi usandolo è quindi tanto vuoto quanto infantile.
Una data simbolica e universale
Che Gesù sia nato il 25 dicembre o meno, poco importa. Il Natale è diventato una data simbolica, capace di unire famiglie e culture diverse attorno a un momento di pausa, riflessione e condivisione. Per i credenti, è la celebrazione della nascita del Salvatore. Per chi non crede o professa un’altra fede, è comunque un’occasione per vivere il calore degli affetti e riscoprire la bellezza della generosità.
E quindi, poco importa quale sia il motivo originario della scelta del 25 dicembre. Ciò che conta è che questa data ci regala un momento speciale per fermarci, celebrare e, perché no, donarci un sorriso.
BUONE FESTE!