Il recente clamore intorno alla Sindone di Torino, alimentato in particolare da alcuni ambienti religiosi e apologetici, si basa su un’interpretazione selettiva e spesso fuorviante delle nuove ricerche scientifiche. Secondo questi articoli, gli studi recenti, specialmente quelli di Liberato De Caro, suggerirebbero che la Sindone potrebbe essere datata al primo secolo, rendendola potenzialmente contemporanea a Gesù e, quindi, rafforzando l’idea che possa essere il sudario che avvolse il suo corpo.
Questa narrazione, tuttavia, si scontra con una quantità significativa di prove scientifiche che collocano la Sindone nel medioevo. Le analisi al radiocarbonio condotte nel 1988, e ampiamente accettate dalla comunità scientifica, indicano che la Sindone è stata prodotta tra il 1260 e il 1390 d.C., un periodo che coincide perfettamente con la prima apparizione storica documentata della Sindone【8†source】.
Gli studi più recenti, che utilizzano tecniche diverse come la Wide-Angle X-ray Scattering (WAXS), hanno cercato di rimettere in discussione queste conclusioni, ma le loro metodologie e interpretazioni sono altamente contestate. Le critiche principali riguardano la necessità di condizioni di conservazione straordinariamente stabili per oltre 2000 anni, cosa che risulta estremamente improbabile. Inoltre, anche se si accettassero le conclusioni più recenti, non vi è alcuna prova che colleghi direttamente la Sindone a Gesù【7†source】【9†source】.
In sintesi, le affermazioni secondo cui la Sindone sarebbe associabile a Gesù sono principalmente motivate da desideri apologetici piuttosto che da un’attenta considerazione delle prove scientifiche. È essenziale mantenere un approccio critico e razionale, riconoscendo che, sulla base delle attuali evidenze, la Sindone è un artefatto medievale e non può essere considerata una reliquia autentica del primo secolo.