Un’analisi razionalista su tempo, causalità e l’ipotesi di una creazione intenzionale
L’universo ha avuto un inizio oppure no? E se sì, prima di esso c’era il tempo? Se il tempo esisteva prima, significa che anche l’universo stesso ha avuto una causa? E dunque, ciò potrebbe riaprire l’ipotesi di un Dio?
L’origine dell’universo è una questione antica, spesso associata, in ambito teologico, a Dio, inteso come un’entità senziente con scopi precisi, un approccio finalista. Oggi, però, le nostre conoscenze sull’universo, specialmente riguardo al “Punto Zero” o Big Bang, sono ancora limitate. È importante chiarire che il Big Bang non è un’esplosione di materia, come si tende a pensare, ma una rapida espansione dello spazio stesso, che crea le condizioni per la formazione della materia. Lo spazio non è un semplice vuoto: ha proprietà fisiche, energia, ed è il “contesto” che permette l’esistenza della materia.
Tuttavia, la teoria del Big Bang non è una singola teoria definitiva, ma un insieme di teorie. Esistono dati solidi e consolidati, ma anche molte ricostruzioni ipotetiche basate su ciò che sappiamo della fisica, in modo che siano coerenti con le misurazioni verificabili. Attualmente, la comunità scientifica è concorde sull’avvenuta espansione cosmica iniziata circa 13,8 miliardi di anni fa. Questa datazione può variare leggermente, ma la convergenza dei dati sembra stabilizzarla intorno a quel periodo.
Molti modelli indicano che l’universo potrebbe aver avuto origine in una singolarità, un punto in cui lo spazio è concentrato in una dimensione infinitamente piccola. In tale stato, il tempo, come lo conosciamo, è quasi fermo. Alcune teorie che combinano la fisica quantistica e quella relativistica suggeriscono che il tempo possa essere costituito da “unità” discrete, come dei “blocchi” o “frame” che scandiscono il presente. Il flusso del tempo, quindi, potrebbe non essere un vero scorrere continuo, ma solo una nostra percezione, un ordine che diamo agli istanti in funzione dell’entropia.
Possiamo immaginare l’universo come un “panbauletto” a fette, dove ogni fetta rappresenta un istante di tempo che contiene l’intero universo in quello specifico momento. In questa visione, guardando l’universo dall’esterno, non c’è tempo che scorre; ogni fetta è come un frame di un film che esiste stabilmente nella struttura quadrimensionale dello spazio-tempo. Concetti come “prima” e “dopo” valgono solo all’interno di questo universo e non hanno senso fuori da questa struttura.
In questo schema, non esiste un “prima” del Big Bang, almeno non nel senso tradizionale. Potrebbero esistere altri universi o dimensioni, ma questi restano speculazioni senza evidenze concrete. La nozione di una singolarità vera e propria, poi, è tutt’altro che certa e, sebbene ci siano modelli che ammettono un “prima” o un ciclo di espansioni e contrazioni (come nel modello del “Big Bounce”), si tratta comunque di scenari ipotetici.
Un aspetto spesso citato riguarda la legge di Lavoisier, “nulla si crea, nulla si distrugge,” a sostegno della necessità di una causa per l’universo. Tuttavia, sappiamo che in certe condizioni quantistiche, questa legge non vale in senso assoluto: dal vuoto quantistico emergono particelle “virtuali” che possono essere rilevate, come dimostra l’effetto Casimir. Questo fenomeno è un esempio di nascita di particelle senza una causa deterministica. In effetti, l’interpretazione di Copenaghen, attualmente prevalente in ambito scientifico, suggerisce che il comportamento delle particelle a livello quantistico è intrinsecamente probabilistico, non derivato da leggi deterministiche precedenti. Tuttavia, per chi predilige un modello deterministico come l’interpretazione di Bohm, queste particelle potrebbero rappresentare le basi di una “causa non causata”, o quella che potremmo chiamare la “volontà” dell’universo.
Le fluttuazioni quantistiche in assenza di un universo già esistente permettono l’emergere di materia senza una causa definita, il che rende plausibile l’idea che l’universo stesso possa essere sorto spontaneamente da queste fluttuazioni quantistiche. Questo elimina la necessità di una causa esterna, come postulata da Tommaso d’Aquino.
Se anche un giorno scoprissimo una causa all’origine dell’universo, perché dovremmo supporre che essa sia senziente, con scopi finalizzati alla nostra esistenza? L’universo non sembra concepito per la vita: fenomeni come terremoti, eruzioni vulcaniche, malattie e disastri naturali di ogni tipo causano enormi perdite di vite ogni anno. Essere compatibili con la vita non implica che l’universo sia “fatto apposta” per essa.
L’idea che l’universo sia stato progettato per noi è un’interpretazione limitata, una forma di “intuitività”, di pensiero basato su ciò che percepiamo senza considerare la complessità reale. La presenza di vita è il risultato di condizioni favorevoli, non di un disegno appositamente volto a generare esseri viventi.
In conclusione, non è tanto rilevante se il tempo esista o scorra in senso assoluto; il concetto di “scorrere” è probabilmente una nostra percezione, mentre il tempo potrebbe essere solo una successione di istanti ordinati. E se anche fosse esistito un “prima” del Big Bang o no, queste alternative restano irrilevanti ai fini della nostra comprensione scientifica attuale.
In ultima analisi, l’origine dell’universo rimane una delle questioni più affascinanti e misteriose. Nonostante le numerose teorie e scoperte scientifiche, ci muoviamo ancora in un campo dove i dati sono limitati e l’ignoto prevale. Se esista una causa primordiale, una volontà, o se l’universo stesso sia emerso spontaneamente dal vuoto quantistico, rimane oggetto di indagine e speculazione. La scienza, basandosi su misurazioni e osservazioni rigorose, ci avvicina sempre più alla comprensione di questo mistero, ma non pretende di dare risposte finali.D’altronde, la ricerca di risposte è più importante della certezza. Il pensiero razionale ci invita a mantenere una mente aperta e a considerare il valore delle domande tanto quanto quello delle risposte. In fondo, forse l’universo è davvero l’espressione ultima della casualità, del determinismo o di qualcosa di completamente al di fuori della nostra comprensione attuale. In ogni caso, la nostra posizione rimane quella di esploratori dell’ignoto, sempre spinti dalla meraviglia e dalla curiosità per il cosmo che ci circonda.