Il problema
Il problema del male è una delle questioni più antiche e complesse nella filosofia e nella teologia. Tra le risposte fornite, vi è la tesi secondo cui il male sarebbe imputabile all’uomo, il quale, attraverso le sue scelte, esercita il libero arbitrio in maniera spesso distorta o fallace. Questa visione è spesso sostenuta dai credenti in Dio come una giustificazione alla presenza del male in un mondo che si vorrebbe creato da un essere perfettamente buono e onnipotente.
In questo articolo, intendo esaminare questa posizione da un punto di vista strettamente razionale, analizzando i concetti fondamentali di libero arbitrio, volontà e natura. Partendo da definizioni condivise e rigorose, esplorerò come una corretta applicazione della logica possa condurre a una conclusione sorprendente: se davvero esiste un Dio creatore, egli non può essere esentato dalla responsabilità delle azioni umane.
La riflessione che segue non si propone di negare la fede di chi crede, ma piuttosto di evidenziare come alcuni argomenti comunemente usati in difesa di Dio possano crollare sotto il peso di un’analisi razionale e coerente.
ora…
Questa analisi potrebbe sembrare lineare a molti, ma si basa su una concezione spesso confusa o poco definita di concetti chiave come scelta, volontà, natura e virtuosità. Qui, intendo applicare in modo rigoroso la logica razionale per analizzare queste nozioni filosofiche e scientifiche. È importante chiarire che l’obiettivo di un ragionamento razionale è dedurre conclusioni attendibili, a condizione che il ragionamento sia corretto.
Se un concetto entra in conflitto con la logica razionale, preferisco sostenere la ragione piuttosto che invocare un atto di fede che la prevarichi. In caso contrario, il dibattito può interrompersi qui, poiché fede e ragione operano su piani diversi e non sempre conciliabili.
Il problema della scelta e della volontà
La scelta è l’applicazione della volontà. Quando parliamo di scelta libera, ci riferiamo all’esercizio della volontà in assenza di vincoli esterni, ossia una decisione guidata esclusivamente da forze interne. Questa definizione coincide con quella comunemente accettata di libero arbitrio, che recita:
“Il libero arbitrio è un concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona ha il potere di decidere gli scopi del proprio agire e pensare, tipicamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta ha origine nella persona stessa e non in forze esterne.”
Da ciò segue che la volontà è la radice delle nostre scelte, mentre le scelte sono l’espressione di quella volontà. In altre parole, la volontà non è essa stessa una scelta, ma una caratteristica intrinseca della nostra natura.
La responsabilità di Dio
Se assumiamo l’esistenza di Dio come creatore e responsabile della nostra natura, allora è necessario concludere che la nostra volontà e la nostra virtuosità (cioè la capacità di agire correttamente) sono a loro volta opera sua. In questo caso, anche se siamo responsabili delle nostre azioni, Dio sarebbe direttamente responsabile della natura che le ha generate. La logica, attraverso la proprietà transitiva, ci porta quindi a un punto inevitabile: Dio, se esistesse, sarebbe colpevole del male che deriva dalla nostra natura.
Un fraintendimento logico
L’errore comune che genera confusione è il pensiero che la libertà di scelta implichi la possibilità di scegliere la propria volontà o natura. Questo porta a una fallacia logica: se la scelta è l’attuazione della volontà, allora la volontà stessa non può essere scelta, altrimenti cadremmo in una ricorsione infinita.
Conclusivamente, attribuire la responsabilità del male esclusivamente all’uomo, senza riconoscere il ruolo di Dio (ammesso che esista) come creatore della natura umana, contraddice la logica e rende l’argomento insostenibile.